Claudio Procaccia

direttore Dipartimento Beni e Attività culturali della Comunità ebraica di Roma: Uno sguardo di memoria sulla Comunità ebraica di Roma.

Abstract

L’occupazione nazifascista di Roma ha causato numerose tragedie. La popolazione ebraica è stata fortemente colpita. Circa 1800 ebrei hanno subito la deportazione oppure sono stati uccisi alle Fosse Ardeatine. Tuttavia, circa l’80% degli ebrei della capitale si è salvato per la convergenza straordinaria di fenomeni non prevedibili.

Note Biografiche

Claudio Procaccia  è Direttore del Dipartimento per i Beni e le Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma dal 2010; è membro del comitato scientifico del Centro Romano di studi sull’Ebraismo (CeRSE) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, del Centro Cardinal Bea dell’Università Gregoriana, direttore di Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia (Eurostudio editore) e della collana Roma ebraica (Gangemi editore). Si è occupato prevalentemente di studi di carattere storico economico e sociale. Già professore a contratto di Storia dello Sviluppo Economico presso l’Università degli Studi di Cassino (2007-2011) e professore a contratto per la cattedra di Storia economica dell’Europa, Facoltà di Economia della III Università di Roma (2000-2002). Da luglio 2010 a luglio 2012 è stato direttore (ad interim) del Museo Ebraico di Roma. Dal 2010 è direttore (ad interim) dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma.

Antonio Parisella

presidente Museo storico della Liberazione: Resistere per esistere

Abstract

Resistere per esistere. Sembra una parola d’ordine, ma si tratta di una riflessione sulla condizione umana sotto l’occupazione nazista. Da Primo Levi e da Vittorio E. Giuntella, che avevano conosciuto entrambi la vita concentrazionaria, uno come ebreo, l’altro come ufficiale internato militare, abbiamo appreso che la condizione determinata nella società dall’occupazione nazista riproduceva, in condizione diversa e talora ridotta, ma comunque terribile, le condizioni di oppressione e di offesa della dignità della persona umana che vigevano nei Lager: accentramento dei poteri, stratificazione dell’oppressione, arbitrio nelle decisioni… In tali contesti nacquero e si svilupparono – ovunque in Europa – molteplici forme di resistenza organizzata, armata e non armata. Ma – a definire il contesto in cui si sviluppò – vi furono anche le innumerevoli forme della resistenza quotidiana, spontanea e popolare di singoli, famiglie e gruppi, che aveva l’obiettivo pressante ed immediato di garantire a bambini, anziani, donne e uomini la sopravvivenza, operando nelle pieghe di ordini e divieti e disobbedendo e resistendo talora ad essi in maniera consapevole, sognando la libertà.

Note biografiche

Antonio Parisella si è laureato nel 1973 in Scienze politiche, all’Università di Roma La Sapienza, dove è stato borsista, assegnista e ricercatore; dal 1992 al 2012, come professore associato e poi professore ordinario, ha insegnato Storia contemporanea alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma, dove ha anche diretto il Dipartimento di studi politici e sociali. Ha insegnato alla Facoltà valdese di Teologia e alla LUMSA di Roma. Dal 1979 al 1995 è stato segretario generale, vicepresidente e presidente dell’IRSIFAR. Attualmente è presidente del Museo storico della Liberazione e vicepresidente dell’Istituto nazionale di sociologia rurale.

Liliana Picciotto

storica, Fondazione CDEC: Resistenti ebrei a Roma e nel Lazio.

Abstract

Per tutto il tempo dell’occupazione ebrei si opposero ai tedeschi e ai fascisti: dalla difesa di Porta San Paolo il 9-10 settembre 1943 all’organizzazione della fuga di alcuni carabinieri durante la retata a loro danno del 6 ottobre 1943; dall’appoggio al Fronte Militare della Resistenza in città e nelle regioni a nord di Roma all’organizzazione di bande nei Castelli Romani; dall’appartenenza al Fronte della Gioventù alla partecipazione agli attentati a Roma attuati dai GAP Gruppi di Azione Patriottica. Una storia appassionante e poco conosciuta di partecipazione degli ebrei alla Resistenza.

Note biografiche

Responsabile di ricerca presso la Fondazione CDEC, Liliana Picciotto è autrice di studi fondamentali sulla Shoah in Italia, primo fra tutti “Il libro della memoria: gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945)”, uscito nel 1991 e in seconda edizione nel 2002. Ha curato, assieme a Israel Gutman e Bracha Rivlin, il volume “I Giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei” (Mondadori-Yad Vashem 2005 e 2006). Ha pubblicato nel 2010 “L’alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944” (Mondadori) e nel 2017, “Salvarsi, Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945” (Einaudi) frutto della ricerca “Memoria della salvezza”. Nel 2021, la ricerca sul contributo degli ebrei d’Italia alla Resistenza 1943-1945 è confluita nel portale https://resistentiebrei.cdec.it/ relativo a Campania, Lazio e Toscana. Fa parte del comitato di redazione della rivista “La Rassegna mensile di Israel” e del comitato scientifico della rivista “Quest”.

Carlo Spartaco Capogreco

Università della Calabria: La memoria non facile dell’internamento ebraico nei “campi del duce”.

Abstract

La storia dei campi di concentramento per civili impiegati dall’Italia, tra l’entrata in guerra e la caduta del regime fascista, dopo il 1945 non ha trovato spazio adeguato nella memoria collettiva e nella coscienza civile del Paese: l’argomento rimase difatti generalmente avulso dal sentire comune e dall’interesse della ricerca accademica. Oggi, finalmente, quella storia si è in gran parte aperta al sentire comune ed a quello istituzionale; ma la memoria dei “campi del duce” degli anni 1940-43 – soprattutto in relazione all’internamento ebraico – è solo apparentemente facile, perché, tra l’altro, si presta molto a narrazioni trite e a letture approssimative o “mitologiche”. Questo perché il “peso di Auschwitz” ha portato molti – nello “scoprire” i campi nostrani –, da un lato, ad immaginare che essi avessero avuto un nesso assoluto con la legislazione antiebraica; dall’altro, a sottolinearne i “meriti” (“ciò che tali campi non sono stati”, rispetto a quelli nazisti), piuttosto che a considerare le loro intrinseche specificità.

In tal senso, le vicende di alcuni campi con alto numero di internati ebrei (soprattutto per il travisamento delle ragioni, essenzialmente geopolitiche, che, dopo l’8 settembre 1943, vi avevano evitato la deportazione nei Lager degli internati) sono divenute terreno privilegiato di narrazioni autoassolutorie che oscurano la complessità di quella memoria. E che propongono generalmente come “vera essenza” dei “campi del duce”, quella sintetizzabile nell’idea del campo di concentramento “buono”. O, più sbrigativamente, del “campo all’italiana”.

 

Note biografiche

Carlo Spartaco Capogreco è Professore di Storia Contemporanea e Didattica della Shoah all’Università della Calabria e Consigliere scientifico della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano.  Nel 1988, a Cosenza, ha promosso la Fondazione Ferramonti, di cui è tuttora Presidente; nel 1998, a Roma, è stato tra i fondatori dell’Associazione per la Storia e le Memorie della Repubblica. Il suo libro più noto (frutto della ventennale ricerca storico-geografica di Capogreco che ha ricostruito la rete dei campi di concentramento italiani degli anni 1940-43) è I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista, Einaudi, Torino 2004 (edito anche nelle lingue croata, slovena ed inglese, rispettivamente, dalle Case editrici: Golden Marketing-Tehnička knjiga, Zagreb 2006; Society for Research of History, Anthropology and Literature, Ljubljana 2011; Routledge, London-New York 2019).

 

Giorgia Calò

storica dell’arte, coordinatrice Centro di Cultura ebraica di Roma: L’elaborazione della memoria nell’arte a partire dall’opera di Georges De Canino.

Abstract

L’età contemporanea coincide con un momento storico tra i più ossessionati dall’obbligo di ricordare. Il ricordo oggi è ancor più necessario perché vediamo crescere in tutto il mondo movimenti che tendono a negare i campi di sterminio e i milioni di morti. Oggi necessario, perché i sopravvissuti stanno scomparendo. Dopo il monito di Adorno, secondo cui non era più possibile fare poesia dopo la shoah, gli artisti contemporanei hanno reagito rivolgendo la loro attenzione verso la pagina più buia della storia dell’umanità, trasformandola da documento in opera creatrice. Tra questi vi è Georges de Canino che lavora da decenni sulla costante attività di raccolta di testimonianze e documenti. Il suo è un contributo a costruire e ricostruire la memoria collettiva che appartiene all’intera umanità, cosciente del fatto che l’annientamento di ogni possibile soggetto del ricordo, potrebbe portare inevitabilmente alla sistematica negazione di ogni spazio o forma culturale attraverso cui ricordare.

Note biografiche

Giorgia Calò, PhD, curatore, storico e critico d’arte. Coordinatrice del Centro di Cultura ebraica di Roma da luglio 2022. Dal 2015 al 2019 è stata Assessore alla Cultura e Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma. Da oltre dieci anni si interessa di arte contemporanea israeliana, collaborando con l’Ambasciata israeliana in Italia e con la Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti. Ha pubblicato, tra gli altri, i libri “Trilogia d’artista. Il cinema di Mario Schifano” (Lithos, Roma 2004) e “About Paper. Israeli Contemporary Art” (a cura di, Postmedia Books, Milano 2012). Ha curato le mostre “Antonietta Raphaël Mafai. Carte” (Museo Carlo Bilotti, Roma novembre 2017 – gennaio 2018) e “Antonietta Raphaël. Attraverso lo specchio” (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, novembre 2021 – gennaio 2022, catalogo Tlon Aleph, Roma 2022). Nel 2019 ha vinto i bandi Italian Council-Mibact con i progetti One by One di Filippo Berta (5a edizione, 2019) e The Time of The Flood di Stefano Cagol (6a edizione, 2019). E’ membro del comitato scientifico dell’Archivio Gino Marotta e co-curatrice della mostra “1849-1871. Ebrei di Roma tra segregazione ed emancipazione” (Museo Ebraico di Roma, novembre 2021 – maggio 2022, cat. Gangemi editore, Roma 2021).

Raffaella Di Castro

filosofa, UCEI: Memoria come ponte. Una riflessione mitobiografica.

Abstract

Raffaella Di Castro riprende e prosegue un percorso iniziato molti anni fa, in particolare con il libro Testimoni del non-provato. Ricordare, immaginare la Shoah nella terza generazione (Carocci, 2008). Le sue memorie personali intorno alle persecuzioni fasciste e naziste – memorie del non-vissuto – sono in dialogo con alcune interviste a ebrei della sua stessa generazione e con riflessioni storiche, filosofiche, psicoanalitiche. Il ricordare inevitabilmente ricomincia in modo labirintico, si reinterpreta, si interpola con altre storie, apre accessi impensati, tra gli spazi della mente e quelli reali, tra autobiografia, etero- e mitobiografia (nel senso dello psicoanalista Ernst Bernhard). Di Castro cerca di disegnare una mappa quasi architettonica dei problemi e dei compiti che la Shoah ci lascia in eredità. Con l’aiuto di Primo Levi e Walter Benjamin, la studiosa immagina questa mappa come un “ponte”: un ponte sospeso sul vuoto – dei milioni di assassinati non resuscitabili, delle ferite non rimarginabili, dei danni non riparabili. Un ponte sempre in costruzione e manutenzione che, tra il “non più” e il “non ancora”, riesca a interrompere le vittorie postume di nazisti e fascisti e a immaginare criticamente e creativamente un futuro diverso.

Note biografiche

Raffaella Di Castro coordina progetti culturali e formativi per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dal 2016. Filosofa e analista biografica a orientamento filosofico (Philo – Scuola Superiore di Pratiche Filosofiche di Milano, 2014-2018) è abilitata alle funzioni di professore di II fascia per il settore concorsuale di Filosofia morale e ha insegnato come docente a contratto presso l’Università di Roma “La Sapienza” e l’Università della Calabria. È autrice di diversi saggi, tra cui: “Il divieto di idolatria tra monoteismo e iconoclastia. Una lettura attraverso Emmanuel Levinas” (Guerini, 2012 e “Testimoni del non-provato. Ricordare, pensare, immaginare la Shoah nella “terza” generazione”, Carocci, 2008). Insieme a Saul Meghnagi ha curato il volume collettaneo “L’ebreo inventato. Luoghi comuni, pregiudizi, stereotipi” (Giuntina 2021).

Associazione Progetto Memoria

Abstract

Progetto Memoria è nato nel 2003 come collaborazione tra la Fondazione CDEC e il Centro di Cultura ebraica di Roma. Si è costituito in associazione indipendente nel 2015, sotto l’egida delle due istituzioni e in stretta collaborazione con l’UCEI e la Comunità ebraica di Napoli. La missione iniziale di supporto ai testimoni negli incontri con le scuole si è trasformata oggi in un’azione dinamica e variegata, presso scuole, associazioni ed enti locali, in tutta Italia, che coniuga lo studio e la trasmissione della memoria della Shoah con la lotta a razzismo e antisemitismo, con la progettazione didattica e la formazione per docenti e operatori. Con alcuni dei collaboratori più attivi, oggi coinvolti in prima persona nella dirigenza dell’associazione, si rifletterà su quanto fatto fino adesso e sulle nuove sfide per il futuro.

Ottavio Di Grazia

saggista e traduttore: Parole e silenzi nell’opera di Claude Vigée.

Abstract

Ha scritto Claude Vigée “Non sono un politico, né un profeta. Sono semplicemente un poeta”. È a partire da questa affermazione che può avere inizio il dialogo con il poeta, con la sua parola e con il suo ritmo. Un ritmo che ci permette di entrare nel cuore stesso della vita, nei suoi interstizi più segreti, nella sua danza che spesso spalanca l’abisso. La poesia di Vigée è anche memoria, destino, manifestazione di una profondità che strappa l’anima dai suoi cardini e la pone davanti alle scelte. Vigée è un poeta e saggista che non ha mai smesso di riflettere sul suo rapporto con la scrittura e le Scritture. La sua biografia è intessuta della Parola e di una tradizione che hanno segnato le tappe della sua esistenza: la Parola di Dio, instancabilmente sondata nella Bibbia, nella tradizione ebraica e nella tradizione alsaziana. Dalla formazione all’esilio, dall’Alsazia all’America fino a Gerusalemme, le esperienze che hanno segnato il suo percorso umano e spirituale portano l’impronta indelebile della Shoah tremendum, dove l’individuo e il collettivo, la storia di un uomo, la storia di un Popolo, sono inestricabilmente intrecciati; un viaggio illuminato dalla diversità di lingue e culture attraversate e praticate a contatto con i suoi lettori e interlocutori, letterati, religiosi, filosofi o linguisti, storici o sociologi.

Note biografiche

Ottavio Di Grazia, ha insegnato presso l’Università degli Studi di Trieste e l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa di Napoli e in varie altrie Istituzioni accademiche. Ha partecipato in qualità di relatore a Colloqui Internazionali a Parigi e Berlino. Collabora con varie Riviste e Quotidiani italiani. Ha diretto collane editoriali ed è stato Componente del Comitato Scientifico di Lech Lechà. Settimana della Cultura Ebraica di Trani in collaborazione con la Regione Puglia. Ha pubblicato numerosi saggi sul pensiero ebraico, soprattutto moderno e contemporanea e tradotto opere di pensatori ebrei e non, contemporanei.

Raffaele Volpe

segretario Dipartimento di teologia UCEBI: L’alleanza delle differenze: due profeti a confronto, A. J. Heschel e M. L. King

Abstract

L’alleanza delle differenze. Ci sono due ponti che legano Abraham Heschel a Martin Luther King. Un ponte ideale e un ponte materiale. Il ponte ideale è la comune lotta per i diritti civili. Il ponte materiale, invece, si chiama Edmund Pettus e fu attraversato da entrambi nella marcia verso Montgomery nel 1965. Heschel e King sono due figure molto diverse, provengono da mondi diversi, hanno interessi diversi. Ma la lotta per i diritti civili crea tra loro un’alleanza eterna. Un’alleanza delle differenze, dunque!  In tal senso, sono oggi per noi due maestri fondamentali. Per noi che viviamo in un contesto multiculturale che rischia di fare di noi isole separate l’una dall’altra, King ed Heschel ci insegnano come trasformare le differenze in uno strumento di comunione intorno a temi sociali che fanno dell’umanità l’unico popolo possibile.

Note biografiche

Laureato in Teologia nel 1986, presso la facoltà Teologica Internazionale di Rüschlikon nei pressi di Zurigo, ha svolto il suo ministero pastorale nell’Unione Cristiana Evangelica Battista (UCEBI) presso le chiese di Siracusa, Floridia, Lentini e Firenze. Dal 2010 al 2016 è stato Presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista di Italia (UCEBI). Dal 2016 al 2020 ha ricoperto l’incarico di segretario dell’ICD (Dipartimento Chiese Internazionali). Attualmente cura la chiesa battista di Pistoia ed è il Direttore del Dipartimento di teologia dell’UCEBI. Dal 2017 è membro della Commissione Storica Permanente dell’UCEBI. Ha pubblicato per la casa editrice GBU “Manuale di spiritualità Anabattista” (2019) e “Lungo la via del discepolato” (2021).

Gadi Luzzatto Voghera

direttore Fondazione CDEC: Usi e abusi della Memoria della Shoah.

Abstract

Dopo un ventennio dall’istituzione del Giorno della Memoria il mutamento dei paradigmi che hanno prodotto la redazione della legge è evidente. I testimoni diretti e i sopravvissuti stanno scomparendo, la distorsione della Shoah è sempre più diffusa, è cresciuta la pressione dell’antisemitismo. In questo contesto è necessario pensare nuove forme di riflessione sulla Memoria della persecuzione antiebraica e contrastare gli abusi retorici.

Note biografiche

Gadi Luzzatto Voghera è Direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC). Studioso di Storia contemporanea, specialista in storia degli ebrei e dell’antisemitismo. Ha insegnato in diverse università italiane (Venezia, Padova, Sapienza) e alla Boston University (Study Abroad Program – Padova). E’ membro della delegazione italiana presso l’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). Fra le pubblicazioni più significative: Antisemitismo. Domande e Risposte (Feltrinelli, 1994), Il prezzo dell’eguaglianza (FrancoAngeli, 1998), Antisemitismo a sinistra (Einaudi, 2007), Rabbini (Laterza, 2011), Antisemitismo (Editrice Bibliografica 2018).

Silvia Guetta

Università di Firenze: Le distorsioni della storia e i social media.

Abstract

Recenti ricerche in ambito storico-pedagogico hanno evidenziato una serie di problematiche che ostacolano lo sviluppo di strategie efficaci per combattere i fenomeni di distorsione. È stato inoltre considerato come le giovani generazioni abbiano spesso una conoscenza molto limitata e parziale, se non distorta, dei principali eventi che hanno segnato la storia della Shoah dal 1933 al 1945. La presentazione considererà i risultati di un progetto di ricerca che ha considerato i benefici dell’uso delle nuove tecnologie per la conoscenza della Shoah e il contrasto alla distorsione.

Note biografiche

Silvia Guetta, PhD, è Professore Associato presso il Dipartimento FORLILPSI dell’Università degli Studi di Firenze. Docente di Pedagogia della Pace e Gestione dei Conflitti e Pedagogia Interculturale e Pluralismo religioso. Oltre a svolgere ricerche in questi ambiti, ha pubblicato diversi contributi sulla storia dell’educazione ebraica in Italia nel XIX-XX secolo ebraica e sul contributo del metodo Feuerstein alla costruzione della cultura di pace. Membro della Cattedra Transdisciplinare UNESCO Sviluppo Umano e Cultura di Pace, collabora con il Comune di Firenze per lo sviluppo dell’educazione alla gentilezza. Da diversi anni è direttrice dei corsi di perfezionamento di Didattica della Shoah.

Sira Fatucci

UCEI, responsabile Antisemitismo, Memoria della Shoah, Giornata Europea della Cultura Ebraica: La scuola e la memoria della Shoah

Abstract

Fin dalla promulgazione della Legge sul Giorno della Memoria in Italia si è lavorato molto sul tema della Memoria della Shoah. Lo studio della storia, la trasmissione della memoria,  il preoccupante “passaggio di testimone”, i viaggi di istruzione, i numerosissimi lavori presentati dalle scuole in occasione del concorso “I giovani ricordano la Shoah” i viaggi nei luoghi della memoria e tanto altro sono tappe importanti e che fanno parte della crescita della coscienza civile di molti studentesse e studenti.  Un grande impulso è stato dato fin dai primi anni dai numerosi progetti che il Ministero dell’Istruzione ha  realizzato in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Lo slancio e l’entusiasmo con cui hanno risposto i docenti e gli studenti alle iniziative proposte ha costituito un viatico che ha accompagnato per oltre venti anni i protagonisti di questa ‘avventura’. Un’avventura sulla quale vale la pena soffermarsi e conoscere un po’ più a fondo, anche per fare in modo che quanto costruito fin qui abbia un seguito.

Note biografiche

Responsabile dell’Antisemitismo, della Memoria della Shoah e della Giornata EUropea della Cltura Ebraica per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dal 2001 ad oggi. Ha ideato e realizzato numerosi progetti in ambito didattico anche in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. E’ coautrice delle Linee guida per l’insegnamento della Shoah nella scuola e delle Linee guida sul contrasto all’antisemitismo nella scuola, pubblicate dal MI nel Novembre 2021,  Dal 2009 ad oggi è membro della delegazione intergovernativa IHRA ed è attiva nel gruppo Educational e nel Comitato antisemtitismo.