Ester Capuzzo

Modulo 1 – Dall’antigiudaismo all’antisemitismo

Uno dei nodi più complessi cui insiste la storiografia contemporanea è quello dei rapporti di continuità tra la millenaria discriminazione antiebraica e i movimenti antisemiti dell’Ottocento e del Novecento. Partendo dal mondo antico si assiste alla diffusione di una gamma di stereotipi negativi, destinati a durare nel tempo che con l’avvento del cristianesimo portano a sviluppare una percezione negativa nei confronti degli ebrei sia sul piano religioso che sul piano morale. Percezione che si perpetua nel medioevo grazie anche alle prediche di domenicani e francescani e che culmina nella decisione assunta dalla Chiesa di Roma agli inizi dell’età moderna di segregare gli ebrei nei ghetti allo scopo di giungere alla loro conversione, isolandoli dal resto della società (diverso invece il caso del ghetto di Venezia).

Nella seconda metà dell’Ottocento la diffusione delle teorie razziste trova una base nell’accumulo, nel tempo, degli stereotipi plurisecolari contra judeos, riattivati a sostegno dell’antisemitismo vero e proprio. Il legame che intercorre tra l’antigiudaismo antico, medievale e moderno e l’antisemitismo otto-novecentesco è assai stretto e la strumentalizzazione politica di temi antisemiti fatta dai nascenti partiti e movimenti di massa, diviene ben presto un fenomeno generalizzato che influenza e caratterizza il modo di pensare della maggior parte della popolazione europea. L’antisemitismo si diffonde in quasi tutti gli Stati europei e in quasi tutti gli strati da quelli popolari – sia urbani sia rurali – a quelli borghesi, dall’aristocrazia al clero.

Si consolida, quindi, il razzismo “scientifico”, caratterizzato dal mito della superiorità razziale dei popoli europei nordici cioè ariani. Ben presto si afferma la credenza che gli ariani sarebbero i progenitori dei popoli europei e si inizia a fantasticare sulla supposta superiorità intellettiva, morale, estetica e culturale degli ariani trasmessa razzialmente ai loro discendenti. I popoli germanici cominciano ad essere surrettiziamente considerati i loro più puri discendenti. A partire dalla metà Ottocento numerosi studi pubblicati in Francia, Germania e Inghilterra trasformano la supposta superiorità culturale dei “popoli ariani” rispetto ad altri popoli, in superiorità razziale biologica, e interpretano i fatti storici come storia di razze disuguali e in lotta fra loro.

L’antisemitismo razzista porta ad affermare la superiorità razziale dei popoli ariani e a considerare gli ebrei dotati di una costituzione spirituale-morale negativa, corruttrice, determinante loro intrinseca natura malvagia, quindi, a ritenere che gli ebrei non debbano essere visti come individui ma come collettività pericolosa ed estranea alla società che li ospita.

Con l’antisemitismo razzista l’odio antiebraico non ha più nulla a che fare con la cultura religiosa, ma con la natura. Con la svolta razzista l’avversione antiebraica si distingue totalmente dall’antigiudaismo nella sua modalità di determinare gli ebrei che si fonda su una diversità biologico-genetica.

Modulo 2 – Nazionalismo e antisemitismo

Prima lo sviluppo dell’idea di nazione, poi soprattutto il nazionalismo contribuiscono ad aumentare l’ostilità antiebraica nell’età contemporanea. Negli Stati europei in cui erano stati emancipati la stragrande maggioranza degli ebrei fa ogni sforzo per assimilarsi alla comunità nazionale, ma i nazionalisti contro ogni evidenza concreta, li accusano di non volere entrare a pieno titolo nel corpus sociale della nazione a causa del loro particolarismo religioso, culturale e sociale, e chiedono agli ebrei di rinunciare alla loro identità, di non essere più ebrei.

Il nazionalismo accusa gli ebrei di essere portatori di una doppia fedeltà e li considera un pericolo per la nazione a causa della loro ovviamente presunta sete di potere, della loro solidarietà di gruppo e dei loro legami internazionali. Così accade nella Germania unita, dove si escludono gli ebrei perché si vuole dar vita a una comunità nazionale omogenea di tipo etnico-razziale o in Francia con il caso Dreyfus (1894).  Diverso il caso dell’Italia dove la posizione degli ebrei è caratterizzata dalla spinta all’integrazione e all’assimilazione da una parte, e dall’altra dalla pulsione a mantenere le caratteristiche della loro identità. Nonostante ciò, l’antisemitismo come fenomeno politico in senso moderno nell’Italia liberale si deve considerare un fatto piuttosto sporadico e isolato rispetto ad altri paesi europei sebbene non del tutto assente. L’influenza dello stesso antigiudaismo della Chiesa cattolica risulta circoscritto a un ambito se non ristretto, certamente definito. Ciò non significa che nell’Italia liberale non vi siano episodi di insofferenza verso gli ebrei, ma essi non hanno la forza di diventare movimento politico come altrove.

Con il diffondersi ai primi del Novecento dell’ideologia nazionalista mutuata dalla Francia si diffonde un’immagine dell’ebreo stereotipata in contrasto con quella dell’uomo nuovo elaborata dai nazionalisti sulla quale viene incanalato l’antisemitismo, rafforzando l’idea che gli ebrei siano antinazionali anche di fronte alla diffusione del movimento sionista in Italia che rispetto alle sue correnti europee rimane marginale.

Modulo 3 – Gli ebrei in Italia dallo Statuto albertino alla vigilia delle leggi antiebraiche

L’emancipazione data nel 1848 nel Regno subalpino ed estesa agli ebrei delle altre parti della penisola italiana all’unificazione nazionale segna la progressiva integrazione nella società italiana, determinando profonde conseguenze sia sotto il profilo dei rapporti con lo Stato e quello dell’osservanza religiosa, sia in ordine alla loro partecipazione a nuove attività economiche, professionali, di studio e alla loro distribuzione territoriale.  Viene evidenziato l’impatto dell’emancipazione sugli ebrei italiani che determina una sorta di rivoluzione antropologica con riferimento all’identità ebraica espressa in molti casi in forme più idonee a essere accettati nel nuovo contesto nazionale. A parte alcuni casi sporadici il loro processo di inclusione subisce un deciso rallentamento con la diffusione del nazionalismo e lo scoppio della guerra italo-turca. La Prima guerra mondiale ricuce questo strappo e molti ebrei italiani partecipano come volontari al conflitto.  Il regime fascista, a cui aderiscono molti ebrei, segna per essi il ritorno a un regime di discriminazione che tocca dapprima la sfera religiosa e poi le persone.

Bibliografia di riferimento

Per la prima lezione:

Piero Stefani, L’antigiudaismo. Storia di un’idea, Roma-Bari, Laterza, 2004;

Roberto Finzi, Breve storia della questione antisemita, Milano, Bompiani, 2019;

Gadi Luzzatto Voghera, Antisemitismo, Milano, Bibliografica, 2018

Per la seconda lezione:

Mario Toscano, “L’uguaglianza senza diversità: Stato, società e questione ebraica nell’Italia liberale”, in Integrazione e identità. L’esperienza ebraica in Germania e in Italia dall’Illuminismo al fascismo, a cura di M. Toscano, Franco Angeli, Milano, 1998;

Tullia Catalan, L’antisemitismo nazionalista italiano visto da un ebreo triestino. Carlo Morpurgo e il «caso Coppola», in “Qualestoria”, 1-2 (1994);

Ester Capuzzo, “Ebraismo e nazionalismo”, in Il movimento nazionalista dalla guerra di Libia al fascismo (1911-1923), a cura di Paola S. Salvatori, Roma, Viella, 2016;

Per la terza lezione:

Riccardo Calimani, Storia degli ebrei italiani nel XIX e XX secolo, vol. 3, Milano, Mondadori, 2015;

Carlotta Ferrara degli Uberti, Fare gli ebrei italiani. Autorappresentazioni di una minoranza (1861-1918), Bologna, Il Mulino, 2011;

Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino, Einaudi, 2018.

Ester Capuzzo dal 2001 è professore ordinario di Storia contemporanea presso Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Lettere e Culture Moderne dove insegna anche Storia del turismo. Si occupa di storia degli ebrei italiani, storia della cultura del viaggio e del turismo, storia del risorgimento e dell’età liberale, storia dell’emigrazione. È membro del collegio di dottorato di Scienze documentarie – curriculum di Studi storico-letterari e di genere presso il Dipartimento di Lettere e Culture Moderne. È stata Segretario Generale dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e attualmente è Vice- Presidente della Società Dalmata di Storia Patria, Segretario della Commissione Nazionale per gli Scritti di Giuseppe Garibaldi, membro del Comitato scientifico della Fondazione Turati, del Comitato scientifico della Casa del Ricordo dell’esodo giuliano-dalmata del Comune di Roma.

Ha dedicato attenzione agli ebrei italiani nel Risorgimento con particolare riferimento alla loro partecipazione alla Repubblica Veneta del 1848-49 e alla Repubblica romana del 1849 e nell’età liberale relativamente al rapporto tra nazionalismo ed ebraismo studiando anche figure del milieu ebraico romano e italiano come quelle di Samuele Alatri, Luigi Luzzatti e Leopoldo Franchetti.

Sandra Terracina

Moduli 1 e 5 – Dall’invenzione della razza ariana al Manifesto della razza

Con uno sguardo attento alle teorie e alle scoperte scientifiche in ambito biologico, questo contributo intende ripercorrere succintamente le tappe che, a partire dalla nascita delle teorie sulle razze nel secolo XVIII, hanno portato all’elaborazione del razzismo e dell’idea di “razza ariana” nella seconda metà dell’Ottocento e alla definizione dei concetti di darwinismo sociale ed eugenica. Con riferimento specifico all’Italia, si prenderà poi in esame la costruzione teorica del razzismo fascista, fino alla stesura del cosiddetto manifesto della razza, preludio all’emanazione delle leggi antiebraiche.

Nella seconda lezione si approfondirà la genesi e l’evoluzione del razzismo fascista e si prenderanno in esame il manifesto degli Scienziati antirazzisti del 2008 e il Manifesto della Diversità e dell’Unità Umana del 2018.

Bibliografia di riferimento

Guido Barbujani, L’invenzione delle razze, Milano, Bompiani, 2006 (nuova edizione 2018);

Gianfranco Biondi, Olga Rickards, L’errore della razza. Avventure e sventure di un mito pericoloso, Roma, Carocci, 2011;

Antonello La Vergata, Colpa di Darwin? Razzismo, eugenetica, guerra e altri mali, Torino, UTET, 2009;

Roberto Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, La Nuova Italia, Firenze 1999.

Il Manifesto della Diversità e dell’Unità Umana, Sapienza Università di Roma – Istituto Italiano di Antropologia, 2018

Razze umane no grazie! Un percorso tra scienza e storia

Presentazione del percorso

Bibliografia

Sandra Terracina è nata a Roma. È biologa e dottore di ricerca in Reumatologia sperimentale. Ha lavorato presso il Policlinico Umberto I di Roma fino al 1998.

Dal 2003 si occupa stabilmente di storia e trasmissione della memoria e coordina l’associazione “Progetto Memoria”, che si dedica principalmente all’organizzazione di incontri nelle scuole con testimoni ed esperti della Shoah in Italia. È coautrice del libro Una storia nel secolo breve L’Orfanotrofio israelitico italiano Giuseppe e Violante Pitigliani (Roma 1902-1972), a cura di Micaela Procaccia, Giuntina, Firenze, 2017.

È socio fondatore di “Arte in memoria”, associazione culturale presieduta da Adachiara Zevi, che cura le installazioni delle pietre d’inciampo a Roma, dal 2010.

È iscritta alla Memory Studies Association dal 2019.

David Meghnagi

Moduli 1, 2 e 4 – La propaganda nazista; La psicologia di massa e il nazismo

Nel corso delle lezioni saranno affrontate le origini culturali del Terzo Reich. Come si è formato e come ha conquistato il potere.

Saranno trattate le teorie razziste e antisemite.  Come si sono formate e come hanno condizionato le scienze sociali e mediche tra Ottocento e inizi novecento. Il razzismo e l’antisemitismo “biologico”; le teorie psicoanalitiche sulla psicologia collettiva delle masse. Saranno approfonditi i meccanismi psicologici in opera nei processi di deresponsabilizzazione individuali. Quali sono i meccanismi di difesa messi in atto dall’Io? Come fronteggiarli? L’esperimento di Milgram. Saranno anche analizzati alcuni bran del Mein Kampf e del falso dei Protocolli dei savi di Sion.

Bibliografia di riferimento

David Meghnagi, Il Padre e la legge, Firenze, Marsilio, 1992;

George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, Milano, Il saggiatore, 1968; Id.,

La nazionalizzazione delle masse, Bologna, Il Mulino, 1975; Léon Poliakov, Il mito ariano, Milano, Rizzoli, 1975;

David Meghnagi, Ricomporre l’infranto, Firenze, Marsilio, 2005;

Sigmund Freud, Totem e Tabù, 1a ediz. Italiana Bari, Laterza, 1930; Id., Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1° ediz. italiana Roma, O.E.T. Edizioni del Secolo, 1946 (i due testi sono reperibili in molte edizioni recenti, per esempio in quelle delle Opere complete pubblicate da Bollati Boringhieri e anche da Newton Compton);

Léon Poliakov, Il mito ariano, cit.; Id., Storia dell’antisemitismo,  4 voll., 1e 1955-1977, reperibili in edizioni italiane recenti di La Nuova Italia e Sansoni;

Theodor Adorno et al., La personalità autoritaria, 2 voll., 1a italiana Milano, Edizioni di Comunità, 1973

Stanley Milgram, Obbedienza all’autorità: uno sguardo sperimentale, Torino, Einaudi, 2003.

David Meghnagi è professore senior di Psicologia clinica e di psicologia dinamica a Roma Tre dove ha ideato e dirige  il Master internazionale di II livello in didattica della Shoah. E’ ordinario della Società psicoanalitica italiana (SPI), Assessore alla cultura dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) e membro della Delegazione italiana presso L’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). E’ direttore della Rivista Trauma and Memory e membro del Board dell’International Journal of Psychoanalysis, rivista fondata da Sigmund Freud. È vicepresidente del’Unione italiana contro l’analfabetismo e direttore dell’International Unity for Research on Modern Jewish Civilization and Israel Studies. È presidente del Comitato  accademico europeo per la lotta all’antisemitismo e per lo sviluppo dell cooperazione accademica euro mediterranea. Tra  le sue numerose  opere: Il KibbutzIl Padre e la leggeTra Vienna e Gerusalemme. Itinerari psicoanaliticiModelli freudiani della critica e teoria psicoanaliticaInterpretare FreudAntinomie dell’educazioneRicomporre l’infrantoLe sfide di Israele, Freud and Judaism, Libia ebraicaMemoria e storia dell’insurrezione del Ghetto di VarsaviaL’attualità dell’opera di Enzo BonaventuraUn secolo di Freud.

Mario Toscano

Modulo 1 – Ebrei in Europa prima della Shoah. L’Europa dell’Ovest

Modulo 3 – Le Leggi razziali in Italia (1938-1945); L’elaborazione della Memoria

 

Bibliografia di riferimento

Per la prima lezione:

Anna Foa, Diaspora. Storia degli ebrei nel Novecento, Roma-Bari, Laterza, 2009;

Mario Toscano, “Integrazione nazionale e identità ebraica: Francia, Germania, Italia (1870-1918)”, in Le religioni e il mondo moderno, a cura di Giovanni Filoramo;

Ebraismo, a cura di David Bidussa, Einaudi, Torino, 2008, pp. 145-170;

Per la seconda lezione:

Francesca Sofia e Mario Toscano (a cura di), Stato nazionale ed emancipazione ebraica, Roma, Bonacci, 1992 ;

Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1993;

Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista, Torino, Einaudi, 2018;

Mario Toscano, Ebraismo e antisemitismo in Italia, Milano, Franco Angeli, 2003, capitolo 10;

Mario Toscano, Ebrei e ebraismo nell’Italia del Novecento, Franco Angeli, Milano, 2019;

Per la terza lezione:

Annette Wieviorka, L’era del testimone, Milano, Raffaello Cortina, 1999; Anna Rossi Doria, Memoria e storia: il caso della deportazione, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 1998 (per la terza lezione).

 

Mario Toscano è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Roma Sapienza. È stato membro della   Commissione per la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati, istituita con DPCM del 1° dicembre 1998. E’ stato consulente storico della Survivors of the Shoah Foundation per la realizzazione del documentario Volevo solo vivere (regia di Mimmo Calopresti). Fa parte, dalla fondazione, della direzione di “Mondo contemporaneo. Rivista di storia”.

Tra le sue pubblicazioni: La “Porta di Sion”. L’ Italia e l’immigrazione clandestina ebraica in Palestina (1945-1948), Bologna, il Mulino, 1990; Ebraismo e antisemitismo in Italia. Dal 1848 alla guerra dei sei giorni, Milano, Franco Angeli, 2003; Ebrei e ebraismo nell’Italia del Novecento, Milano, Franco Angeli, 2019. Ha curato, tra l’altro, la realizzazione del volume Un’identità in bilico: l’ebraismo      italiano tra  liberalismo,  fascismo  e  democrazia  (1861-2011),  “La  Rassegna  mensile  di  Israel”,  vol. LXXVI, n.1-2 gennaio-febbraio 2010.

Laura Quercioli Mincer

Modulo 1 – Ebrei in Europa prima della Shoah. L’Europa dell’Est

L’incontro partirà da una descrizione della struttura dell’ebraismo polacco nel periodo precedente le spartizioni del paese alla fine del Settecento. Era infatti la Polonia la sede della più numerosa e strutturata comunità della Diaspora (ancora agli inizi del Novecento, lo storico Salo Baron calcolava che l’80% di tutti gli ebrei al mondo avessero origine in questo paese). Si parlerà dunque della nascita dell’ebraismo russo, conseguente alle spartizioni e alla creazione della cosiddetta “Zona di residenza ebraica” e che comprendeva vaste aree dell’attuale Polonia, Ucraina, Bielorussia e Lituania), della nascita dei grandi movimenti di autorappresentazione politica (sionismo e bundismo), e infine della rivoluzione russa (1917) e della rinascita della Polonia (1918). Si accennerà brevemente alla situazione culturale e sociale delle masse ebraiche in questi paesi, e anzitutto in Polonia, dove gli ebrei avevano riconquistato importi strutture sociali, culturali e politiche, e dell’affermarsi dei movimenti politici antisemiti e xenofobi.

L’ampiezza del tema trattato, e il poco tempo a disposizione, imporranno una descrizione sintetica, accompagnata dall’uso di carte geografiche esplicative.

Bibliografia di riferimento

Marco Brunazzi e Anna Maria Fubini (a cura di), Gli ebrei dell’Europa orientale dall’utopia alla rivolta, Milano, Edizioni di Comunità, 1985;

Chone Shmeruk, Breve storia della letteratura yiddish, Roma, Voland, 2004;

Martin Gilbert, Atlante di storia ebraica, Firenze, Giuntina, 2006.

Contributi di Laura Quercioli Mincer

Laura Quercioli Mincer è professore associato di Letteratura e cultura polacca presso l’Università di Genova. È autrice di un centinaio di titoli riguardanti anzitutto la cultura ebraico-polacca e le forme di trasmissione della memoria, e di oltre venti traduzioni in volume dal polacco e dallo yiddish. Fra i suoi libri: Patrie dei superstiti. Letteratura ebraica del dopoguerra in Italia e in Polonia, Roma, Lithos 2010; 101 storie ebraiche che non ti hanno mai raccontato, Roma, Newton Compton 2011; La prigione era la mia casa. Carcere e istituzioni totali nella letteratura polacca, Roma, Aracne 2014, e una nuova traduzione del capolavoro della letteratura yiddish di H. Leivick, Il Golem, Venezia, Marsilio 2016. Dal 2010 è editor de “La Rassegna Mensile di Israel”.

Amedeo Osti Guerrazzi

Moduli 1 e 4 – La distruzione degli ebrei in Europa

L’incontro con Amedeo Osti Guerrazzi ricostruisce la storia della Shoah, partendo dalle domande chiave della ricerca storica più recente: Chi furono gli “esperti della distruzione”, cioè il personale incaricato di mettere in pratica le politiche genocidaire del nazismo? Quale fu il ruolo dei “Tedeschi comuni” nella Shoah? Quando è, e se, è stato dato l’ordine di sterminare gli ebrei d’Europa? È possible parlare dell’unicità della Shoah?

Bibliografia di riferimento

Sulla  Shoah in Occidente:

Saul Friedländer, Gli anni dello sterminio. La Germania nazista e gli ebrei, Milano, Garzanti, 2009;

Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 1999;

Sullo sterminio nell’Est e sulla decisione di passare allo sterminio del popolo ebraico:

Christopher Browning, Le origini della soluzione finale. L’evoluzione della politica antiebraica del nazismo. Settembre 1939 – marzo 1942, Milano, Il Saggiatore, 2008;

Per una sintesi complessiva:

Hans Mommsen, La soluzione finale, Bologna, Il Mulino, 2003.

 

Amedeo Osti Guerrazzi, collaboratore della Fondazione Museo della Shoah, autore di studi sul fascismo e sulla Shoah in Italia. Tra le sue ultime pubblicazioni: Gli specialisti dell’odio. Delazioni, arresti, deportazioni di ebrei italiani, Giuntina, Firenze, 2021; Le udienze di Mussolini durante la Repubblica Sociale Italiana, 1943-1945, Heidelberg University Publishing, Heidelberg, 2020; The Italian Army in Slovenia. Strategies of Antipartisan repression, 1941-1943, Palgrave Macmillan, New York, 2013.

Tommaso Caliò

Moduli 2 e 4 – Stereotipi antiebraici dal Medioevo a oggi

Modulo 5 – Stereotipi antiebraici nell’Età contemporanea

Le lezioni intendono ripercorrere l’origine e gli sviluppi dei più diffusi stereotipi antiebraici all’interno della società cristiana, in un percorso diacronico che dalla tardo antichità arriva fino ai nostri giorni. Particolare attenzione sarà rivolta alla formazione, alla diffusione e agli effetti di leggende di origine medievale, quali le accuse di profanare le ostie consacrate o di compiere sacrifici rituali di fanciulli cristiani. Attraverso un taglio laboratoriale, che prevede un approccio diretto e cooperativo alle fonti, sarà condotta un’analisi del riutilizzo di tali racconti in differenti contesti storici e culturali.

Bibliografia di riferimento

Tommaso Caliò, La leggenda dell’ebreo assassino. Percorsi di un racconto antiebraico dal Medioevo a oggi, Roma, Viella, 2007;

Giovanni Miccoli, Antisemitimo e cattolicesimo, Brescia, Morcelliana, 2013;

Domenico Primerano, a cura di, L’invenzione del colpevole. Il ‘caso’ di Simonino da Trento dalla propaganda alla storia, Trento, Museo diocesano tridentino, 2020.

Tommaso Caliò insegna Storia del cristianesimo presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata ed è coordinatore del Corso di laurea in Scienze della storia e del documento. È membro del collegio docenti del Dottorato di ricerca in Storia e Scienze filosofico-sociali e Direttore della collana “Sacro/santo”. Tra l’altro si è occupato di stereotipi antigiudaici (La leggenda dell’ebreo assassino. Percorsi di un racconto antiebraico, Roma2007); del rapporto tra culto dei santi e identità italiana (con le curatele San Francesco d’Italia. Santità e identità nazionale con R. Rusconi Roma 2011, L’immaginario devoto tra mafie e antimafia, con L. Ceci, Roma 2017 e L’Italia e i santi, Roma 2017 con D. Menozzi); di mass media e costruzione dell’immaginario religioso (con la curatela Santi in posa. L’influsso della fotografia nell’immaginario religioso, 2019).

Stefania Buccioli

Moduli 2 e 4 – Prima e dopo la Shoah: i filosofi della scuola di Husserl e Heidegger e della Scuola di Francoforte

 Le ragioni di una scelta

Perché affrontare questo particolare momento della Storia della Filosofia ? Perché la Shoah non ha “solo” cancellato le vite di sei milioni di persone, distrutto intere comunità, cancellato una parte importante dell’identità delle nazioni europee, ma ha letteralmente svuotato il mondo della cultura di un intero continente, costringendo alla fuga e all’esilio quanti, tra gli intellettuali di ogni ambito, fossero sfuggiti all’annientamento scientificamente sistematico.

Eppure il criminale progetto nazista non ha potuto vincere sul piano culturale.

L’Europa si è ritrovata orfana di tante intelligenze artistiche, scientifiche, letterarie e del pensiero in genere, ma la matrice della cultura ebraica a cui appartennero i filosofi ai quali farò riferimento, la loro provenienza da famiglie di religione ebraica, le loro radici poste profondamente in quella comune origine, dalla quale pure molti di loro ufficialmente presero le distanze, ha in realtà marcato profondamente lo sviluppo del loro pensiero e ha lasciato un segno molto importante nelle prospettive del cosiddetto “secolo breve”, definizione storica dovuta, per altro, come ulteriori espressioni sul ‘900 che hanno fatto scuola, ad un intellettuale unico come fu Eric Hobsbawm, anch’egli appartenente ad una famiglia ebraica di origine austriaca.

E allora ecco che il concetto e il principio di responsabilità, elaborato con prospettive e su temi diversi da filosofi come Arendt, Jonas e Lévinas è divenuto fondativo per ogni riflessione successiva; le elaborazioni prodotte sui temi dell’arte, della politica, della comunicazione, della società contemporanea da Benjamin e Adorno, Fromm e Marcuse e la creazione stessa di una Scuola di Francoforte, sono diventate imprescindibili punti di riferimento e di riflessione sul XX secolo.

Ma la matrice ebraica, come sappiamo riguardò moltissimo anche lo sviluppo della scienza e della filosofia della scienza nel ‘900.

Ecco, dunque, le ragioni di una scelta: il nostro corso ha nel titolo “Il tentativo di distruzione degli Ebrei d’Europa” ed è stato questo un tentativo certamente fallito, l’esperienza di questi filosofi ne dimostra il totale fallimento, per quanto riguarda il segno lasciato da tanti intellettuali nella cultura occidentale, e non solo.

Certo toglie il fiato provare ad immaginare quante, tra quei milioni di vite cancellate, avrebbero potuto non solo esprimersi serenamente nelle loro famiglie e in professioni e mestieri diversi, ma anche quante avrebbero potuto arricchire ulteriormente ogni ambito della cultura…..

Però, pur nella tragedia immane di così tante persone annientate dalla Shoah, il pensiero che la matrice ebraica ha prodotto è, da quella tragedia, lievitato e ha orientato e continua ad orientare ogni elaborazione e riflessione sul presente e sul passato della storia dell’uomo.

Bibliografia di riferimento

Angela Ales Bello, Introduzione alla fenomenologia, Roma, Aracne, 2009;

Hannah Arendt, Alcune questioni di filosofia morale, Torino, Einaudi – Saggi, 2015;

Hannah Arendt, Per un’etica della responsabilità, a cura di M. T. Pansera, Sesto S. Giovanni (MI), Mimesis – Le parole di Babel, 2017;

Luca Baldassarre, La Scuola di Francoforte. Un’introduzione, Firenze, Clinamen, 2016;

Erich Fromm, Avere o essere?, Milano, Mondadori, 2001;

Dario Gentili, Il tempo della Storia. Le tesi del concetto di Storia di Walter Benjamin, Napoli, Guida, 2002;

Martin Heidegger, Quaderni neri 1931/1938 [Riflessioni II – VI], Milano, Saggi BOMPIANI/RCS Libri, 2015;

Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica, Genova, Il Melangolo, 1993;

Emmanuel Lévinas, Essere ebreo, Roma, Inschibbolet Edizioni, 2017.

Stefania Buccioli ha insegnato per più di trent’anni Filosofia e Storia nei Licei, per la maggior parte presso il Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Roma dove, nel corso degli anni, ha ricoperto anche il ruolo di vice Rettore, responsabile della maxi sperimentazione del Liceo classico europeo,  responsabile di tutte le attività dedicate alla Memoria, compresa la progettazione e l’organizzazione dei viaggi di istruzione a Berlino e Sachsenhausen, Praga e Terezin, Vienna e Mauthausen, delle attività di formazione storico-filosofica e civile degli studenti, con la progettazione e l’organizzazione di convegni e incontri con autorevoli figure istituzionali e del mondo della cultura.

E’ da molti anni nel Direttivo della sezione romana della Società Filosofica Italiana, della quale è stata vicepresidente per tre mandati.

Ha frequentato il 1°Corso di Formazione organizzato dal MIUR presso lo Yad Vashem a Gerusalemme. Ha frequentato a Parigi l’Université d’été presso il Mémorial de la Shoah e il successivo Corso di II livello organizzato a Berlino dallo stesso Mémorial con le Istituzioni tedesche che si occupano di Memoria della Shoah.

Ha frequentato il Master internazionale di II livello in Didattica della Shoah dell’Università RomaTre.

Ha lavorato per dieci anni all’Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune di Roma, curando l’Ufficio Progetti Speciali e dedicandosi, tra gli altri, in particolare alla progettazione e all’organizzazione dei Progetti di Roma Capitale dedicati alla Memoria, in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah ed il prof. Marcello Pezzetti – compresi i diversi Viaggi della Memoria guidati dai Sindaci di Roma – e a quelli dedicati alla Filosofia, rivolti agli studenti delle scuole secondarie della città. Per questi stessi Progetti si è occupata della cura delle Mostre e delle pubblicazioni ad essi dedicate.

Lucia Ceci

Modulo 2 – Violenza coloniale e antisemitismo: una genealogia?

La lezione fa il punto sugli apporti più recenti relativi ai nessi tra violenza coloniale e antisemitismo. Da un lato si confronta con la messa in discussione del mito del “bravo italiano”, ripercorrendo le tappe della legislazione razzista in colonia. Dall’altro lato mette in luce le specificità della legislazione antisemita. Il metodo della lezione è laboratoriale, con ampio utilizzo di fonti di vario tipo e contributi storiografici recenti.

Modulo 4 – I silenzi di Pio XII: storia di un dibattito

I silenzi di Pio XII sulla Shoah sono al centro di un dibattito pluridecennale, che ha visto sovrapporsi e intersecarsi giudizi etici, analisi storiche, posizioni ecclesiali, posture politiche. Le polemiche intorno alla figura di Pacelli si sono ampliate sino a toccare tutti gli aspetti della chiesa contemporanea: il ruolo dell’autorità ecclesiastica, la questione del comunismo, le relazioni interreligiose, il rapporto con il potere politico. La lezione, attraverso un metodo laboratoriale, ripercorre le tappe e gli snodi di questo dibattito ancora aperto.

Bibliografia di riferimento

Enzo Traverso, La violenza nazista. Una genealogia, Bologna, Il Mulino, 2010.

Lucia Ceci è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Roma Tor Vergata e direttrice del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente i rapporti tra Chiesa, politica, ideologie e dimensione religiosa nella società di massa, che ha studiato in riferimento all’Italia, all’America Latina e al mondo coloniale. Negli ultimi anni ha indagato i rapporti tra Chiesa e fascismo alla luce delle nuove fonti dell’Archivio Segreto Vaticano, concentrandosi in particolare sulla commistione tra fenomeni politici (nazionalismo, razzismo, pacifismo, violenza) e dimensione religiosa. È autrice di libri e saggi, pubblicati in diverse lingue. Tra gli ultimi: Il papa non deve parlare. Chiesa, fascismo e guerra d’Etiopia (Laterza 2010), The Vatican and Mussolini’s Italy (Brill 2016), L’interesse superiore. Il Vaticano e l’Italia di Mussolini (Laterza 2019).

Claudia Gina Hassan

Modulo 2 – Shoah e modernità. Strumenti didattici 

La lezione delinea alcuni filoni del dibattito sul rapporto tra modernità e olocausto, e alcuni nodi problematici che hanno avuto un’influenza sui diversi modi di raccontare e ricordare la Shoah.  Si evidenzia inoltre la valenza didattica del dibattito teorico con particolare riferimento al tema dell’obbedienza e della razionalità.

Modulo 5 – La memoria e le rappresentazioni sociali della Shoah

I temi affrontati nella lezione sono strettamente legati alle rappresentazioni e autorappresentazioni sociali dei contesti in cui sono emersi. In particolare viene analizzato il rapporto tra cinema e Shoah.  Il cinema (utile strumento didattico) ha creato e stimolato il discorso pubblico, esercitando così un ruolo importante nella costruzione della memoria collettiva.  Attraverso il confronto tra cinema americano ed europeo si offre una riflessione sul nodo della rappresentabilità della Shoah.

Bibliografia di riferimento

Zigmunt Baumann, Modernità e Olocausto, Bologna, Il Mulino, 1992;

Claudia Hassan, Hurban, Shoah e rappresentazioni sociali, Firenze, libriliberi, 2016.

Insegna Sociologia generale e sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia e Scienze sociali.

È direttore responsabile dell’università di Castel Sant’Angelo dal 1995. È giornalista professionista. È co-direttore della Rivista scientifica Internazionale Trauma and Memory. È membro del master internazionale in didattica della Shoah dell’Università di Roma3.

Tra le sue pubblicazioni: Hurban, rappresentazioni sociali della Shoah (Libri liberi editore, 2016), “Populism, racism and scapegoat”, in Clockwork Enemy, Xenofobia and Racism in the Era of Neo-Populism (Mim International, 2020), Rete e Democrazia (Marsilio editore, 2010)

Andrea Ungari

Modulo 3 – La condizione degli ebrei nei territori occupati dagli italiani

L’obiettivo della lezione è quello di focalizzare l’attenzione sulla condizione degli ebrei nei territori occupati dagli italiani durante la Seconda guerra mondiale. L’atteggiamento delle truppe di occupazione italiane fu, chiaramente, molto diversificato sia in relazione al territorio in cui si trovarono ad operare, sia a seconda della più o meno piena adesione dei comandanti alla politica razziale inaugurata dal fascismo. In tal modo, emerge un quadro molto diversificato sull’atteggiamento nei confronti delle comunità ebraiche locali, che testimonia come l’applicazione della legislazione razziale subì più di un’interpretazione da parte dell’esercito italiano occupante.

Bibliografia di riferimento

Giovanni Cecini, l salvataggio italiano degli ebrei nella Francia meridionale e l’opera del Generale Maurizio Lazzaro de’ Castiglioni, Roma, Stato maggiore dell’Esercito, 2021;

Giovanni Orsina e Andrea Ungari (a cura di), The “Jewish Question” in the Territories Occupied by Italians, 1939-1943, Roma, Viella, 2019.

Andrea Ungari è Professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma, dove insegna anche Storia delle relazioni internazionali. E’ professore a contratto di Storia dei partiti e dei movimenti politici presso l’Università Luiss Guido Carli, dove ha insegnato Storia d’Italia, Storia dei sistemi politici europei comparati e Storia delle relazioni internazionali. Il suo principale campo d’interesse è la Storia d’Italia, dal punto di vista politico, militare e culturale. Si è occupato del movimento monarchico italiano nel secondo dopoguerra e negli ultimi anni ha dedicato i suoi studi al ruolo della Monarchia dei Savoia nell’Italia liberale. Attualmente, sta lavorando a un lavoro riguardante la Monarchia italiana e la crisi dello Stato liberale (1919-1925).

Le sue pubblicazioni recenti sono La guerra del re. Monarchia, Sistema politico e Forze armate nella Grande guerra, (Milano, 2018); Roma Anno Domini 1870, (Soveria Mannelli, 2020) e l’ebook, insieme a Francesco Anghelone, Ultima chiamata. Da Ventotene al Covid-19 l’Europa in bilico, (Roma, 2020).

Elisa Guida

Modulo 3 – Il rimpatrio degli italiani sopravvissuti alla Shoah: un ritorno alla vita?

L’incontro prende spunto dal volume La strada di casa. Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah (Roma, Viella, 2017) costruito su alcuni interrogativi principali: che cosa è accaduto ai superstiti italiani di Auschwitz, Mauthausen, Buchenwald, Ravesbrück e Dachau? Chi si occupò di loro, e che cosa significò tornare a casa dopo essere sopravvissuti all’esperienza più drammatica del Novecento? Pertanto, durante l’incontro si cercherà di fare luce su una pagina poco conosciuta della storia della deportazione e dell’Italia, colta nella fase di transizione alla democrazia, prestando attenzione tanto ai drammi individuali quanto a quelli collettivi. Emergerà una storia corale che parla di ricostruzione, di incontri e di abbandoni, e racconta un’umanità che dimostrò poco interesse per le sorti dei reduci dai Lager nazisti.

Bibliografia di riferimento

Primo Levi, La tregua, Torino, Einaudi, 1963 (1a);

Elisa Guida, La strada di casa. Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah, Roma, Viella, 2017.

Contributi di Elisa Guida:

«E che cosa faccio, adesso, se non posso studiare?». Piero Terracina dall’espulsione dalla scuola alla laurea honoris causa (1938-2015), in «OS Officina della Storia», luglio 2015

Inciampare nella memoria: l’esperienza degli Stolpersteine come «superamento del passato», in «OS Officina della Storia», aprile 2014

“To write is bread”. The function of writing for Edith Bruck, in «Trauma and Memory», (Four-Monthly European Review of Psychoanalysis and Social Science), 2/1 (2014), pp. 24-30

Elisa Guida insegna storia contemporanea presso l’Università degli studi della Tuscia e insegna italiano e storia presso la casa circondariale di Mammagialla, Viterbo. Si occupa di storia e didattica della Shoah. È socia fondatrice e membro del comitato scientifico dell’Associazione Arte in Memoria (pietre d’inciampo a Roma).

Tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Senza perdere la dignità. Una biografia di Piero Terracina, Viella, Roma, 2021, La strada di casa. Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah, Viella, Roma, 2017; “«La tregua» e la violenza dopo Auschwitz”, in C. Poesio, E. Acciai, G. Panvini e T. Rovatti (a cura di), Oltre il 1945. Violenza, conflitto sociale, ordine pubblico nell’Europa del dopoguerra, Viella, Roma, 2017, pp. 123-134; Le istituzioni italiane e il rimpatrio degli ex deportati razziali: il dialogo epistolare fra Pietro Quaroni e Piero Terracina, in “Mondo contemporaneo”, 2015,  n. 1, pp. 75-101; Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah: considerazioni introduttive, in “L’Annale IRSIFAR”, 2015, pp. 103-115; Dall’era dei divieti alla memoria del XXI secolo: un percorso nella rappresentazione della Shoah attraverso la poetica di Edith Bruck in “Cuadernos de filologia italiana”, Universidad Complutense de Madrid, vol. 18, 2011, pp. 141-159; L’etica del sopravvissuto nell’estetica di Edith Bruck, in “Cuadernos de filologia italiana”, Universidad Complutense de Madrid, vol. 14, 2007, pp. 187-204.

Gabriella Yael Franzone

Modulo 3 – L’abrogazione delle leggi antiebraiche in Italia

Quando sono state abrogate le leggi antiebraiche? Quanto è durato il processo di produzione giuridica volto a eliminare le norme razziste e a reintegrare gli ebrei nella piena titolarità dei diritti civili, politici e patrimoniali? Lo Stato italiano ha mai riconosciuto con un atto formale il torto commesso ai danni dei propri cittadini ebrei? Coloro che, anche in anni recenti, avevano diritto all’assegno vitalizio previsto per i perseguitati razziali, se lo sono visti riconoscere senza intoppi e senza intralci? L’intervento cercherà di rispondere a queste domande e di fornire qualche risorsa di approfondimento per affrontare in chiave didattica le tematiche a esse connesse.

Bibliografia di riferimento

Giuseppe Speciale, L’eredità delle leggi razziali del 1938. Nuove indagini sul passato, ancora lezioni per il futuro, in Leggi razziali. Passato/presente, a cura di Giorgio Resta e Vincenzo Zeno-Zencovich, Roma, RomaTre Press, 2015;

Mario Toscano (a cura di), L’abrogazione delle leggi razziali in Italia (1943-1987). Reintegrazione dei diritti dei cittadini e ritorno ai valori del Risorgimento, Roma, Servizio Studi del Senato della Repubblica, 1989.

 G. Y. Franzone, La complicata abrogazione delle leggi razziali, in Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma, 1938-1945, a cura di S.H. Antonucci, P. Ferrara, M. Folin e M.I. Venzo, catalogo della mostra La Comunità ebraica di Roma dalle leggi razziali alle deportazioni (1938-1945), 26 gennaio-26 febbraio 2012, realizzata dall’ASCER in collaborazione con l’Archivio di Stato di Roma ed il Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi (FI),  Roma, 2012, pp. 107-159.

Gabriella Yael Franzone è coordinatrice del Dipartimento Beni e attività culturali della Comunità ebraica di Roma e componente delle Commissioni Biblioteca storica e Cultura del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma. Tra le sue pubblicazioni: “Considerazioni per una storia politica e istituzionale della Comunità ebraica di Roma”, in Ebrei a Roma tra Risorgimento ed emancipazione (1814-1914), Roma, 2013; “La complicata abrogazione delle leggi razziali”, in Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma, Roma-Cerreto Guidi, 2012; “Note sull’abrogazione delle norme antiebraiche. La legislazione riparatoria e lo stato giuridico degli ebrei nell’Italia repubblicana (1945-1965)”, in La comunità ebraica di Roma nel secondo dopoguerra. Economia e società, Roma, 2007; “La normazione antiebraica in Italia tra il 1938 e il 1943. Alcune annotazioni di natura giuridica ed economica”, in Gli effetti delle leggi razziali sulle attività economiche degli ebrei nella città di Roma, Roma, 2004.

Francesco Colzi

Modulo 4 – La “Grande depressione” e l’avvento del nazismo

In questo intervento si evidenzia il rilievo che ebbero i drammatici avvenimenti economici degli anni Venti per l’avvento del nazismo. La Germania subì pesanti ripercussioni economiche dai trattati di Pace di Versailles: l’imposizione di pesanti sanzioni per i danni di guerra rafforzarono il nazionalismo tedesco e lo spirito di rivincita delle forze più reazionarie. A peggiorare il rancore dei tedeschi la Francia e il Belgio nel 1923 occuparono militarmente la Ruhr come ritorsione per il mancato pagamento di una rata delle riparazioni di guerra. I tedeschi replicarono con la resistenza passiva e l’astensione dal lavoro che portò all’iperinflazione e al completo tracollo economico. Grazie ad una serie di prestiti internazionali iniziò una lenta ripresa che cessò bruscamente con il crollo di Wall Street del 1929. Si ripresentò così un’ulteriore grave depressione economica che portò ad una radicalizzazione degli estremi politici. Dopo numerose crisi di governo nel 1933 Hitler prese il potere, chiuse la questione delle riparazioni di guerra e intraprese una politica tesa al riarmo e all’esecuzione di grandi opere pubbliche. Ciò portò ad una forte ripresa dei consumi e ad un sensibile calo della disoccupazione che contribuirono a sostenere il consenso nei confronti del Nazismo fino alle conseguenze più nefaste.

Bibliografia di riferimento

Per la storia della Germania:

Gustavo Corni, Weimar. La Germania dal 1918 al 1933, Roma, Carocci, 2020;

Sulla crisi del 1929:

Franco Catalano, La grande depressione. Le conseguenze politiche ed economiche del ’29, Sesto S. Giovanni (M), Res Gestae, 2012;

Charles Kindleberger, La grande depressione nel mondo, 1929-1939, Milano, Etas, 1993.

Francesco Colzi insegna storia economica presso il dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. È componente del comitato scientifico della rivista “Zakhor. Rivista di storia degli Ebrei d’Italia” ed è membro dell’Osservatorio Internazionale sul gioco. I suoi settori di studio concernono prevalentemente lo Stato della Chiesa in età moderna e la regione laziale in età contemporanea e spaziano dalla finanza pubblica pontificia alla struttura economica della comunità ebraica di Roma.

Damiano Garofalo

Modulo 5 – Il cinema italiano e la Shoah: una panoramica

L’intervento prenderà in esame le principali manifestazioni audiovisive (film, documentari, programmi TV) che hanno affrontato la memoria della Shoah in Italia dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Attraverso una panoramica su alcuni testi essenziali, si affronteranno i più importanti nodi tematici ed estetici che hanno accompagnato questa riflessione. Infine, saranno fornite alcune risorse di approfondimento per affrontare il tema in chiave didattica.

Bibliografia di riferimento

Millicent Marcus, Italian Film in the Shadow of Auschwitz, Toronto, University of Toronto Press, 2007;

Andrea Minuz, Guido Vitiello (a cura di), La Shoah nel cinema italiano, “Cinema e Storia”, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2013.

Contributi di Damiano Garofalo

 

Damiano Garofalo insegna Storia del cinema e Storia della televisione all’Università di Roma Sapienza. Dottore di ricerca in Storia culturale presso l’Università di Padova, ha analizzato i pubblici televisivi italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Dal 2017 al 2019 è stato assegnista di ricerca presso l’Università Cattolica di Milano, dove ha collaborato alle attività del CeRTA – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi. Nel 2016 è stato Visiting Lecturer presso la McGill University (Montreal) e nel 2019 Visiting Scholar presso la Ohio State University (Columbus, OH). Tra le sue pubblicazioni si segnalano: «Per non dimenticare». Qualità e sostenibilità degli Holocaust film italiani, in “Comunicazioni sociali”, 2016, 3; “Il passato come melodramma. «Il processo di Verona» tra cinema e storia”, in Berger, S. (ed.), I signori del terrore. Polizia nazista e persecuzione antiebraica in Italia, 1943-1945, Cierre edizioni, Verona 2016; “«Non dimenticarlo il nostro ottobre». La retata del 16 ottobre 1943 sullo schermo”, in Baumeister, M., Osti Guerrazzi, A., Procaccia, C. (ed.), 16 ottobre 1943. La deportazione degli ebrei romani tra storia e memoria, Viella, Roma 2016; “Fonti orali, audiovisive e memoria della Shoah nel web e nel digitale”, Annali della Fondazione Ugo La Malfa, 2014, Vol. 29; Memoria e rimozione della Shoah nei cinegiornali italiani del dopoguerra, 1945-1965, “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 2015, 1.

Georges De Canino

NA

NA

Silvia Haia Antonucci

Modulo 5 – Le fonti orali e l’uso della memoria

La lezione consisterà in un breve excursus sulla storia delle fonti orali intesa come disciplina e tratterà il rapporto tra storia e memoria, mettendo in evidenza sia le criticità intrinseche nelle fonti orali per la ricostruzione della storia, sia i loro punti di forza. Ci si soffermerà poi sul loro uso nella ricostruzione della Shoah e, a tale riguardo, sarà fatto anche un accenno al senso del Giorno della Memoria, all’uso, allo studio delle fonti orali – anche nell’assenza di testimoni viventi – nell’ottica di rafforzare la conoscenza delle dinamiche che hanno costruito il nostro passato, con lo scopo di realizzare un futuro migliore.

Bibliografia di riferimento

Cesare Bermani, Introduzione alla storia orale, voll. 1-2, Roma, Odradek, 2001;

Bruno Bonomo, Voci della memoria. L’uso delle fonti orali nella ricerca storica, Roma, Carocci Editore, 2015;

Saul Meghnagi, Memoria della Shoah. Dopo i “testimoni”, Roma, Donzelli, 2007.

Contributi di Silvia Haia Antonucci

Silvia Haia Antonucci è laureata in Lettere, Archivistica, Studi ebraici e Studi Storico-Artistici. È Responsabile della funzione archivistica di conservazione presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, collabora con il Museo Ebraico di Roma, è giornalista pubblicista, studiosa di storia della Comunità ebraica di Roma, Israele, Shoah e rapporti ebraico-cristiani su cui ha prodotto pubblicazioni ed effettuato conferenze in Italia ed all’estero.

Tra le pubblicazioni si segnalano: S. H. Antonucci e G. Piperno Beer, Sapere ed essere nella Roma razzista. Gli ebrei nelle scuole e nell’università (1938-1943), Roma, Gangemi, Collana Roma ebraica-7, 2015; S. H. Antonucci, La donna nel mondo ebraico ortodosso: il dibattito recente, in “Rassegna Mensile di Israel”, vol. 81, n. 1, gennaio-aprile 2015 – Tevet-Nissan 5775, Roma, Giuntina, 2015, pp. 121-130; S. H. Antonucci, Un amore Capitale. Salvatore Fornari e Roma, Padova, Esedra editrice, 2014; La punizione che diventò salvezza. Il salvataggio della famiglia Sonnino durante la Shoah ad opera del Prof. Giuseppe Caronia, a cura di Silvia Haia Antonucci e Micol Ferrara, Udine, Forum Editrice Universitaria, 2014 (a cui è allegato il DVD di Silvia Haia Antonucci e Micol P. Ferrara, Non dovevamo essere qui, documentario realizzato dall’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma e dall’Associazione Culturale “Le Cinque Scole”, Roma, società DocLab)